Il monitoraggio dell’agricoltura sociale in Sardegna

Il maneggio

Qui non ci sono solo i cavalli, ma i cavalli, per me, sono la cosa più importante. In questa nostra terra, la terra dove i miei si spaccano la schiena da prima che nascessi, c’è molto altro: alleviamo le scrofe, abbiamo il pascolo, gli ulivi, gli ortaggi, l’orzo e il farro, abbiamo anche un agriturismo con il ristorante. Noi il lavoro sappiamo cos’è. Lo sanno i miei genitori, che ormai sono diventati vecchi, lo sa mia sorella più piccola, che gestisce l’azienda ed è diventata bravissima, lo so io e lo sanno anche i miei cavalli.

 

Loro sono molto pazienti, ogni estate, quando mansueti si fanno cavalcare dai bambini e dai turisti, che spesso si presentano con le ciabatte e i pantaloncini corti e durante la passeggiata si fanno i selfie senza guardarsi intorno.

I bambini invece vengono qui con le scuole della zona. Sulla grande schiena dei miei cavalli sanno lasciarsi andare allo stupore e all’emozione.

 

Ormai ho cinquant’anni, da trenta sono istruttrice, so come rendere più semplice l’incontro tra i cavalli e i bambini, o tra i cavalli e i turisti. Insegno la pazienza e l’attenzione necessaria a cogliere i segnali che gli uni lanciano agli altri. Ma quando i miei animali accolgono chi ha disabilità serie, difficoltà fisiche, psichiche o relazionali che sembrano insuperabili, allora spesso sono io che imparo. I benefici sui ragazzi e le ragazze che vengono qui sono visibili: chiedete ai loro genitori, agli operatori, agli insegnanti. È per questo che continuo, nonostante la fatica e a volte la rabbia.

 

Le istituzioni ci assicurano sostegno, ma i loro tempi non coincidono con i nostri, ed è talmente logorante stargli dietro – interpretarne il linguaggio, affrontare la burocrazia, rispondere alle richieste – che alla fine è meglio contare solo su di noi, cioè su me stessa e sulle famiglie dei ragazzi che seguiamo. A volte penso che stipulare una convenzione con il pubblico renderebbe la nostra attività più stabile. Sogno di ospitare corsi di formazione e tirocini, di tramandare quello che ho imparato in tutti questi anni. Vorrei poter pensare al futuro più serenamente. Potrei forse liberarmi dei turisti più maleducati. Amo il mio lavoro e non smetto mai di pensarci. A volte sono molto stanca, ma se smettessi, chi potrebbe sostituirmi? Che ne sarebbe di tutto quello che abbiamo imparato a fare qui? E questi ragazzi, come potrebbero fare? E di questa nostra storia, che ne sarebbe?

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