Il monitoraggio dell’agricoltura sociale in Sardegna

Le api

Noi siamo riusciti a fare agricoltura sociale e ne siamo fieri, ma di certo non lo facciamo per soldi. Prendo 15 euro per l’attività di tutoraggio delle persone che vengono qui, che hanno difficoltà psichiatriche più o meno gravi, e 50 euro per la formazione. Come si dice? Il minimo indispensabile, in senso stretto. È poco ma ci serve.

Dunque cominciamo dall’inizio. Siamo un’azienda apistica da molti anni, più di trenta. I nostri mieli sono ottimi e conosciuti, tanto che esportiamo all’estero e abbiamo vinto diversi premi di qualità. Ho molta esperienza, e da subito ci siamo aperti alle scuole, per far conoscere ai bambini il meraviglioso mondo delle api. Per noi l’attività sociale è parte di un progetto più ampio, perché si aggiunge a quella didattica e arricchisce di senso i nostri giorni.

Il lavoro con le api si concentra solo in una parte dell’anno, dalla primavera all’autunno. Ci sono annate migliori e peggiori, soprattutto le ultime sono state complicate, ma riusciamo a fare circa quattro o cinque smielature ogni anno. Abbiamo un laboratorio di produzione del miele, che confezioniamo noi stessi. Qui lavorano i ragazzi e le ragazze, arrivano dal Centro di Salute mentale (CSM) locale che li segue e attraverso la mediazione di una cooperativa sociale. Io, che sono il responsabile dell’azienda, affianco ognuno di questi ragazzi. Sono il loro tutor – ho seguito un lungo corso di formazione – e ho sempre l’aiuto di un operatore.

Però lavorare con le api non è semplice e può essere pericoloso. Per questo motivo ai ragazzi sono affidate mansioni semplici che per noi sono comunque molto importanti, e che vanno eseguite in modo ineccepibile. Loro lo fanno egregiamente.

Abbiamo relazioni dirette solo con la cooperativa sociale che ci manda i ragazzi, non ne abbiamo con la regione e nemmeno con i servizi sociali territoriali. Però abbiamo grandi progetti: per esempio vorremmo arrivare alla creazione di un marchio di qualità etico per l’agricoltura sociale, che possa essere utilizzato da una rete di giovani coltivatori in grado di sviluppare un’attività integrata tra aziende diverse. L’obiettivo è creare un modello di business sostenibile.

I benefici per le ragazze e i ragazzi che lavorano qui sono indubbi. Anche il riconoscimento economico del loro lavoro è per noi un parametro di inclusione importante. Non lavorano gratis mai, né lo faranno in futuro. Mai.

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