Il monitoraggio dell’agricoltura sociale in Sardegna

Studiare sempre

Potrebbe sembrare una follia, ma io, prima di diventare contadino, un lavoro ce l’avevo
già e in realtà ce l’ho ancora: sono pedagogista. Adesso la mia vita quotidiana consiste
nel tenere insieme questi due mestieri.

Ad esempio, ho insegnato ad altri agricoltori cos’è la Permacultura e come utilizzarla al meglio per sviluppare un sistema agricolo sostenibile dal punto di vista ecologico e sociale, integrato all’interno di una rete locale, arricchente dal punto di vista umano e con un ritorno economico equo. Facile, no? No.

E infatti ho avuto molte difficoltà soprattutto come contadino, e lì ho dovuto imparare, a
mia volta, tutto da zero. Ho studiato molto e ho frequentato alcuni corsi di formazione,
tra cui uno della Regione che però non mi è servito a nulla, perché non era pensato per
gente come me, che l’agricoltore non l’aveva fatto mai. Non c’è niente di peggio che
mortificare la volontà di apprendere attraverso corsi che fanno solo perdere tempo.
Lo dico da educatore e l’ho sperimentato da contadino.

Comunque, non ho smesso mai di studiare. Nel 2019 ho iniziato il percorso di
formazione che mi ha permesso, nel 2021, di inserire la mia azienda nell’elenco regionale
delle Fattorie sociali.

Dunque adesso la nostra azienda permette e facilita, su incarico dei
servizi sociali comunali, l’inserimento lavorativo di persone con tipologie diverse di
difficoltà sia sociali che fisiche o psicologiche.

Il mio nome e quello della mia azienda sono noti e considerati all’estero, anche perché
tra le nostre attività c’è la partecipazione a progetti di cooperazione internazionale per lo
sviluppo sostenibile, mentre qui non ci riconosce niente nessuno.

Affrontiamo la burocrazia più ottusa, abbiamo difficoltà di accesso al credito, abbiamo perfino problemi di sicurezza, perché il nostro lavoro infastidisce parecchio la malavita locale che si
vendica con gli incendi dolosi.

Ma avere come bussola lo “sviluppo sostenibile” significa avere uno sguardo ampio e
generale, perché la sostenibilità non riguarda solo il modo in cui coltivi ma anche il campo dei servizi alla persona e alla comunità locale.

C’è una nuova generazione che lo ha compreso molto bene, che è molto più disponibile della nostra – e di quelle che ci
hanno preceduto – a sperimentare forme innovative di lavoro e ha una maggiore
vocazione a cooperare.

La politica, che qui sul territorio significa l’amministratore locale,
deve solo capire che la sostenibilità è ormai un tema imprescindibile, e quindi deve
pensare a norme efficaci per facilitare le generazioni future a renderla una realtà.

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Altre storie

News

Resta aggiornato